giovedì 3 gennaio 2013

Tecnologie del potere: Società di controllo






La storia recente, soprattutto dall'età classica, è la storia di una normalizzazione. Come emerge dalla genealogia di Foucault, dal XVIII secolo la funzione più importante del potere non è più di uccidere ma di investire la vita totalmente, attraverso le regolazioni della popolazione e le discipline del corpo: “la vecchia potenza della morte in cui si simbolizzava il potere sovrano è ora ricoperta accuratamente dall'amministrazione dei corpi e dalla gestione calcolatrice della vita” [1]. Si tratta di una nuova tecnologia del potere funzionale allo sviluppo del capitalismo, una bio-politica [2] che, agendo per mezzo della biologia sulla specie e per mezzo dell'anatomia sull'individuo e le sue attività del corpo, ha permesso e ottimizzato l'adattamento dei fenomeni di popolazione ai processi economici e l'inserimento controllato dei corpi nell'apparato di produzione.

Queste tecniche di potere inventate nel XVIII secolo sono presenti a tutti i livelli del corpo sociale visto che sono state impiegate da svariate istituzioni quali la famiglia, l'esercito, la scuola, la polizia, la medicina, l'amministrazione burocratica. Ma sono presenti anche e soprattutto a livello dei processi economici come tecniche di gerarchizzazione sociale, di dominazione ed egemonia. “L'adeguarsi dell'accumulazione degli uomini a quella del capitale, l'articolazione della crescita dei gruppi umani con l'espansione delle forze produttive e la ripartizione differenziale del profitto, sono stati resi possibili in parte dall'esercizio del bio-potere, nelle sue forme e con i suoi procedimenti svariati”[3], dall'investimento da parte del potere del corpo vivente, dalla sua valorizzazione e dalla gestione scientifica delle sue forze. Le precedenti società di sovranità invece avevano altri fini e funzioni: decidere della morte piuttosto che gestire le vita, prelevare piuttosto che organizzare la produzione. Con lo sviluppo del bio-potere il sistema giuridico della legge e della punizione viene pian piano sostituito per efficacia ed importanza dalla norma. Una società normalizzatrice, disciplinare, è l'effetto storico di una tecnologia del potere centrata sulla vita anziché sulla morte ed ha come tecnica ideale l'internamento. Ospedale, prigione, scuola, caserma, e quel che più conta, fabbrica, sono tutti ambienti di internamento in cui lo scopo principale è concentrare, ripartire nello spazio ed ordinare nel tempo, cioè estrarre dagli individui una forza produttiva maggiore ottimizzando al massimo spazio e tempo.

Proprio della tecnologia del potere nella società disciplinare e delle sue diverse istituzioni si è occupato a lungo Foucault, il quale però “è stato fra i primi a sostenere che le società disciplinari sono precisamente ciò da cui ci stiamo allontanando, che sono ciò che noi ormai non siamo più. Stiamo entrando in società di controllo che non funzionano più sul principio dell'internamento, bensì su quello del controllo continuo e della comunicazione istantanea”[4]. O meglio, si tratta di un modello diverso di società disciplinare, in cui la disciplina domina i corpi e le menti prevalentemente al di fuori dei luoghi d'internamento. Tutti i cittadini, in ogni momento della loro vita e in ogni luogo, sono inseriti in una rete di relazioni attraverso cui il potere si esercita continuamente, perché ogni individuo è di fatto portatore del potere e soggetto al potere. Questa nuova forma di potere non si incarna più nella forza, nella superiorità naturale, ma in ogni singolo individuo che collocato in una rete di relazioni o in uno spazio predeterminato esercita su sé stesso e sugli altri una forma di controllo sociale, di omologazione e normalizzazione; “così il potere centrale si rende invisibile ma è costantemente all'opera per assicurarsi dei servigi di ogni individuo che non può più sfuggire alle maglie della rete di cui è un semplice nodo e che a sua volta può svolgere una funzione di controllo su un altro”[5].

Il capitalismo del XVIII e XIX secolo è essenzialmente concentrazionario. Orientato alla proprietà e alla produzione, il suo motore è l'accumulo e la concentrazione tanto del capitale privato, quanto della produzione in luoghi d'internamento: le fabbriche. Al contrario dal XX secolo il capitalismo è diventato essenzialmente dispersivo, ha decentrato e delocalizzato la produzione nelle periferie del terzo mondo, la fabbrica è stata sostituita dall'impresa. Non è più un capitalismo orientato alla produzione ma al prodotto, cioè alla vendita e al mercato, ne consegue una nuova tecnologia di dominio: “il marketing è ora lo strumento del controllo sociale e forma la razza impudente dei nostri padroni. Il controllo è a breve termine e a rapida rotazione, ma anche continuo e illimitato, mentre la disciplina era di lunga durata, infinita e discontinua. L'uomo non è più l'uomo rinchiuso ma l'uomo indebitato”[6]. Gli internamenti sono stampi, calchi rigidi, mentre i controlli sono una modulazione, calchi adattabili che cambiano continuamente a seconda delle esigenze. Deleuze individua due poli caratteristici del rapporto massa-individuo nella società disciplinare: la firma che indica l'individuo, e il numero o matricola che indica la sua posizione in una massa. E' quindi un potere allo stesso tempo massificante e individualizzante, “nella società di controllo, viceversa, la cosa essenziale non è più né una firma né un numero, ma una cifra: la cifra è un lasciapassare, mentre le società disciplinari sono regolate da parole d'ordine”[7]. Il passaggio dalla società disciplinare alla società del controllo è lo stesso passaggio dalla repressione dell'individuo alla sua amministrazione.



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1 M. FOUCAULT, La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli, 2009, p. 123.
2 Cfr. M. FOUCAULT, Nascita della biopolitica, Milano, Feltrinelli, 2005, p. 261:”La biopolitica, termine con il quale intendevo fare riferimento al modo con cui si è cercato, dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti alla pratica governamentale dai fenomeni specifici di un insieme di esseri viventi costituiti in popolazione: salute, igiene, natalità, longevità, razze. E' noto quale spazio crescente abbiano occupato questi problemi a partire dal XIX secolo e quali poste politiche ed economiche abbiano costituito sino a oggi”.
3 M. FOUCAULT, La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli, 2009, p. 125.
4 G. DELEUZE, Controllo e divenire, in Pourparler, Macerata, Quodlibet, 2000, p. 230.
5 S. BERNI, Soggetti al potere, Milano, Mimesis, 1998, p. 20.
6 G. DELEUZE, Poscritto sulle società di controllo, in Pourparler, Macerata, Quodlibet, 2000, p. 239.
7 Ivi, p. 237.

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