La
storia recente, soprattutto dall'età classica, è la storia di una
normalizzazione. Come emerge dalla genealogia di Foucault, dal XVIII
secolo la funzione più importante del potere non è più di uccidere
ma di investire la vita totalmente, attraverso le regolazioni della
popolazione e le discipline del corpo: “la vecchia potenza della
morte in cui si simbolizzava il potere sovrano è ora ricoperta
accuratamente dall'amministrazione dei corpi e dalla gestione
calcolatrice della vita” [1].
Si tratta di una nuova tecnologia del potere funzionale allo sviluppo
del capitalismo, una bio-politica [2] che, agendo per mezzo della biologia sulla specie e per mezzo
dell'anatomia sull'individuo e le sue attività del corpo, ha
permesso e ottimizzato l'adattamento dei fenomeni di popolazione ai
processi economici e l'inserimento controllato dei corpi
nell'apparato di produzione.
Queste
tecniche di potere inventate nel XVIII secolo sono presenti a tutti i
livelli del corpo sociale visto che sono state impiegate da svariate
istituzioni quali la famiglia, l'esercito, la scuola, la polizia, la
medicina, l'amministrazione burocratica. Ma sono presenti anche e
soprattutto a livello dei processi economici come tecniche di
gerarchizzazione sociale, di dominazione ed egemonia. “L'adeguarsi
dell'accumulazione degli uomini a quella del capitale,
l'articolazione della crescita dei gruppi umani con l'espansione
delle forze produttive e la ripartizione differenziale del profitto,
sono stati resi possibili in parte dall'esercizio del bio-potere,
nelle sue forme e con i suoi procedimenti svariati”[3],
dall'investimento da parte del potere del corpo vivente, dalla sua
valorizzazione e dalla gestione scientifica delle sue forze. Le
precedenti società
di sovranità
invece avevano altri fini e funzioni: decidere della morte piuttosto
che gestire le vita, prelevare piuttosto che organizzare la
produzione. Con lo sviluppo del bio-potere il sistema giuridico della
legge e della punizione viene pian piano sostituito per efficacia ed
importanza dalla norma.
Una società normalizzatrice, disciplinare, è l'effetto storico di
una tecnologia del potere centrata sulla vita anziché sulla morte ed
ha come tecnica ideale l'internamento. Ospedale, prigione, scuola,
caserma, e quel che più conta, fabbrica, sono tutti ambienti di
internamento in cui lo scopo principale è concentrare, ripartire
nello spazio ed ordinare nel tempo, cioè estrarre dagli individui
una forza produttiva maggiore ottimizzando al massimo spazio e tempo.
Proprio
della tecnologia del potere nella società disciplinare e delle sue
diverse istituzioni si è occupato a lungo Foucault, il quale però
“è stato fra i primi a sostenere che le società disciplinari sono
precisamente ciò da cui ci stiamo allontanando, che sono ciò che
noi ormai non siamo più. Stiamo entrando in società di controllo
che non funzionano più sul principio dell'internamento, bensì su
quello del controllo continuo e della comunicazione istantanea”[4].
O meglio, si tratta di un modello diverso di società disciplinare,
in cui la disciplina domina i corpi e le menti prevalentemente al di
fuori dei luoghi d'internamento. Tutti i cittadini, in ogni momento
della loro vita e in ogni luogo, sono inseriti in una rete di
relazioni attraverso cui il potere si esercita continuamente, perché
ogni individuo è di fatto portatore del potere e soggetto al potere.
Questa nuova forma di potere non si incarna più nella forza, nella
superiorità naturale, ma in ogni singolo individuo che collocato in
una rete di relazioni o in uno spazio predeterminato esercita su sé
stesso e sugli altri una forma di controllo sociale, di omologazione
e normalizzazione; “così il potere centrale si rende invisibile ma
è costantemente all'opera per assicurarsi dei servigi di ogni
individuo che non può più sfuggire alle maglie della rete di cui è
un semplice nodo e che a sua volta può svolgere una funzione di
controllo su un altro”[5].
Il
capitalismo del XVIII e XIX secolo è essenzialmente
concentrazionario. Orientato alla proprietà e alla produzione, il
suo motore è l'accumulo e la concentrazione tanto del capitale
privato, quanto della produzione in luoghi d'internamento: le
fabbriche. Al contrario dal XX secolo il capitalismo è diventato
essenzialmente dispersivo, ha decentrato e delocalizzato la
produzione nelle periferie del terzo mondo, la fabbrica è stata
sostituita dall'impresa. Non è più un capitalismo orientato alla
produzione ma al prodotto, cioè alla vendita e al mercato, ne
consegue una nuova tecnologia di dominio: “il marketing è ora lo
strumento del controllo sociale e forma la razza impudente dei nostri
padroni. Il controllo è a breve termine e a rapida rotazione, ma
anche continuo e illimitato, mentre la disciplina era di lunga
durata, infinita e discontinua. L'uomo non è più l'uomo rinchiuso
ma l'uomo indebitato”[6].
Gli internamenti sono stampi, calchi rigidi, mentre i controlli sono
una modulazione, calchi adattabili che cambiano continuamente a
seconda delle esigenze. Deleuze individua due poli caratteristici del
rapporto massa-individuo nella società disciplinare: la firma che
indica l'individuo, e il numero o matricola che indica la sua
posizione in una massa. E' quindi un potere allo stesso tempo
massificante e individualizzante, “nella società di controllo,
viceversa, la cosa essenziale non è più né una firma né un
numero, ma una cifra: la cifra è un lasciapassare, mentre le società
disciplinari sono regolate da parole d'ordine”[7].
Il passaggio dalla società disciplinare alla società del controllo
è lo stesso passaggio dalla repressione dell'individuo alla sua
amministrazione.
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1
M. FOUCAULT, La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli,
2009, p. 123.
2
Cfr. M. FOUCAULT, Nascita della biopolitica, Milano,
Feltrinelli, 2005, p. 261:”La biopolitica, termine con il quale
intendevo fare riferimento al modo con cui si è cercato, dal XVIII
secolo, di razionalizzare i problemi posti alla pratica
governamentale dai fenomeni specifici di un insieme di esseri
viventi costituiti in popolazione: salute, igiene, natalità,
longevità, razze. E' noto quale spazio crescente abbiano occupato
questi problemi a partire dal XIX secolo e quali poste politiche ed
economiche abbiano costituito sino a oggi”.
3
M. FOUCAULT, La volontà di sapere, Milano, Feltrinelli,
2009, p. 125.
4
G. DELEUZE, Controllo e divenire, in Pourparler,
Macerata, Quodlibet, 2000, p. 230.
5
S. BERNI, Soggetti al potere, Milano, Mimesis, 1998, p. 20.
6
G. DELEUZE, Poscritto sulle società di controllo, in
Pourparler, Macerata, Quodlibet, 2000, p. 239.
7
Ivi, p. 237.
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