La
teoria freudiana rimane arretrata sul versante sociale,
d'altro canto la teoria marxista tralascia o rifiuta il versante
psicologico [1].
La Scuola di Francoforte cerca di integrare a vicenda queste due
scienze;
prima ancora la sessuo-economia
reichiana tentava anch'essa di risolvere la contraddizione che fa
dimenticare alla psicoanalisi l'originarietà del fattore sociale e
al marxismo l'origine animalesca dell'uomo.
Freud,
analizzando tramite il concetto di super-io l'introiezione della
società, ha spiegato come la battaglia del potere si possa svolgere
anche e soprattutto all'interno del soggetto, come il dominio
contraddistingua sia la costrizione fisica che quella morale. Sempre
Freud parla della civiltà anche in termini di dominio quando la
definisce come “qualcosa che fu imposto a una maggioranza
recalcitrante da una minoranza che aveva capito come impossessarsi
del potere e dei mezzi di coercizione” [2].
Reich
e gli esponenti della Scuola di Francoforte utilizzano i contributi
offerti dalla psicoanalisi per spiegare come il potere riesca a
ottenere la sottomissione degli individui e delle classi subalterne
con una efficacia e permanenza impossibile da ottenere solo mediante
mezzi apertamente coercitivi [3]. Del resto sono state proprio le masse impoverite a contribuire alla
presa del potere da parte del fascismo e del nazismo [4],
cioè dell'estrema reazione politica. Le masse non sono state
ingannate, hanno effettivamente desiderato il fascismo [5].
Per spiegare fenomeni come questi occorre indagare il ruolo svolto
dall'ideologia sulla base economica, la ripercussione dell'ideologia
sulle masse. Infatti l'arma principale dei proprietari dei mezzi
sociali di produzione sulla classe oppressa è il potere ideologico,
solo raramente si servono della forza brutale.
Già
Marx dimostra come le ideologie possano distorcere la percezione
della realtà fino a sviluppare una falsa
coscienza [6],
è convinto che una volta eliminate le distorsioni ideologiche
chiunque sia in grado di riconoscere la realtà materiale delle
proprie condizioni di vita sociale e quindi di scegliere e agire
razionalmente per il miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Ma, come spiega Reich, quando “una ideologia sociale modifica la
struttura psichica degli uomini, non solo essa si è riprodotta in
quegli uomini, ma, cosa che è molto più importante, essa è
diventata, sotto forma dell'uomo così modificato concretamente e
quindi dell'uomo che ora agisce in modo diverso e contraddittorio,
una forza attiva, una forza materiale” [7].
In altre parole, l'introiezione del potere modifica sia la coscienza
che la struttura pulsionale dell'uomo. E' quindi possibile che
l'autoritarismo dell'organizzazione economica e sociale, produca
anche tra le classi lavoratrici individui dal carattere autoritario e
reazionario che agiscono, sentono e pensano contro il proprio
interesse materiale. Il carattere autoritario e repressivo della
società moderna di massa è determinato parallelamente, ma
cataliticamente, dalle strutture economiche-sociali-ideologiche e
dalle strutture interiori della psiche individuale.
Deleuze,
più radicalmente, arriva a sostenere l'identità tra economia
politica ed economia libidinale o desiderante, vi è una sola
economia [8],
quella del desiderio come libido. Se in un certo momento e in certe
circostanze la massa aderisce agli interessi ed ideali di una classe
oggettivamente nemica che la opprime, il problema non è ideologico
ma di desiderio, che per Deleuze è a tutti gli effetti parte
dell'infrastruttura materiale, anzi ne è proprio il motore e
l'essenza. Il soggetto può desiderare la propria repressione perché
gli investimenti inconsci sono spesso del tutto indipendenti dagli
interessi del soggetto (individuale o collettivo) che desidera;
difatti spesso “un investimento inconscio di tipo fascista, o
reazionario, può coesistere con l'investimento conscio
rivoluzionario” [9].
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1
Cfr. A. ZAMPERINI, L'autoritarismo: dalla sessualità
all'influenza sociale, 2002, in W. Reich, Psicologia di massa
e analisi del fascismo, Torino, Einaudi, 2009 p. 19
2
S. FREUD, L'avvenire di un'illusione, in Il disagio della
civiltà e altri saggi, Torino, Bollati Boringhieri, 2008, p.
146.
3
Cfr. G. FORNERO e S. TASSINARI, Le filosofie del Novecento,
Milano, Mondadori, 2002, p. 552
4
Cfr. W. REICH, Psicologia di massa e analisi del fascismo,
Torino, Einaudi, 2009 p. 11.
5
Cfr, G. DELEUZE e F. GUATTARI, L'Anti-edipo, Torino, Einaudi,
2002, p. 33
6
Cfr. K. MARX e F. ENGELS, L'ideologia tedesca, Roma, Editori
Riuniti, 1967, p. 44: “La classe che dispone dei mezzi della
produzione materiale, dispone con ciò, in pari tempo dei mezzi
della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono
assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della
produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che
l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i
rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque
l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe
dominante, e dunque sono le idee del suo dominio”.
7
W. REICH, Psicologia di massa del fascismo, Torino, Einaudi,
2009, p. 19
8
Cfr. G. DELEUZE, Cinque proposizioni sulla psicoanalisi, in
L'isola deserta e altri scritti, Torino, Einaudi, 2007, p.
351: “E' la stessa economia che è economia politica ed economia
desiderante”.
9
G. DELEUZE e F. GUATTARI, L'Anti-Edipo, Torino, Einaudi,
2002, p. 116.
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