sabato 22 dicembre 2012

Tecnologie del potere: Falsa coscienza reazionaria






La teoria freudiana rimane arretrata sul versante sociale, d'altro canto la teoria marxista tralascia o rifiuta il versante psicologico [1]. La Scuola di Francoforte cerca di integrare a vicenda queste due scienze; prima ancora la sessuo-economia reichiana tentava anch'essa di risolvere la contraddizione che fa dimenticare alla psicoanalisi l'originarietà del fattore sociale e al marxismo l'origine animalesca dell'uomo.

Freud, analizzando tramite il concetto di super-io l'introiezione della società, ha spiegato come la battaglia del potere si possa svolgere anche e soprattutto all'interno del soggetto, come il dominio contraddistingua sia la costrizione fisica che quella morale. Sempre Freud parla della civiltà anche in termini di dominio quando la definisce come “qualcosa che fu imposto a una maggioranza recalcitrante da una minoranza che aveva capito come impossessarsi del potere e dei mezzi di coercizione” [2].

Reich e gli esponenti della Scuola di Francoforte utilizzano i contributi offerti dalla psicoanalisi per spiegare come il potere riesca a ottenere la sottomissione degli individui e delle classi subalterne con una efficacia e permanenza impossibile da ottenere solo mediante mezzi apertamente coercitivi [3]. Del resto sono state proprio le masse impoverite a contribuire alla presa del potere da parte del fascismo e del nazismo [4], cioè dell'estrema reazione politica. Le masse non sono state ingannate, hanno effettivamente desiderato il fascismo [5]. Per spiegare fenomeni come questi occorre indagare il ruolo svolto dall'ideologia sulla base economica, la ripercussione dell'ideologia sulle masse. Infatti l'arma principale dei proprietari dei mezzi sociali di produzione sulla classe oppressa è il potere ideologico, solo raramente si servono della forza brutale.

Già Marx dimostra come le ideologie possano distorcere la percezione della realtà fino a sviluppare una falsa coscienza [6], è convinto che una volta eliminate le distorsioni ideologiche chiunque sia in grado di riconoscere la realtà materiale delle proprie condizioni di vita sociale e quindi di scegliere e agire razionalmente per il miglioramento delle proprie condizioni di vita. Ma, come spiega Reich, quando “una ideologia sociale modifica la struttura psichica degli uomini, non solo essa si è riprodotta in quegli uomini, ma, cosa che è molto più importante, essa è diventata, sotto forma dell'uomo così modificato concretamente e quindi dell'uomo che ora agisce in modo diverso e contraddittorio, una forza attiva, una forza materiale” [7]. In altre parole, l'introiezione del potere modifica sia la coscienza che la struttura pulsionale dell'uomo. E' quindi possibile che l'autoritarismo dell'organizzazione economica e sociale, produca anche tra le classi lavoratrici individui dal carattere autoritario e reazionario che agiscono, sentono e pensano contro il proprio interesse materiale. Il carattere autoritario e repressivo della società moderna di massa è determinato parallelamente, ma cataliticamente, dalle strutture economiche-sociali-ideologiche e dalle strutture interiori della psiche individuale.

Deleuze, più radicalmente, arriva a sostenere l'identità tra economia politica ed economia libidinale o desiderante, vi è una sola economia [8], quella del desiderio come libido. Se in un certo momento e in certe circostanze la massa aderisce agli interessi ed ideali di una classe oggettivamente nemica che la opprime, il problema non è ideologico ma di desiderio, che per Deleuze è a tutti gli effetti parte dell'infrastruttura materiale, anzi ne è proprio il motore e l'essenza. Il soggetto può desiderare la propria repressione perché gli investimenti inconsci sono spesso del tutto indipendenti dagli interessi del soggetto (individuale o collettivo) che desidera; difatti spesso “un investimento inconscio di tipo fascista, o reazionario, può coesistere con l'investimento conscio rivoluzionario” [9].

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1 Cfr. A. ZAMPERINI, L'autoritarismo: dalla sessualità all'influenza sociale, 2002, in W. Reich, Psicologia di massa e analisi del fascismo, Torino, Einaudi, 2009 p. 19
2 S. FREUD, L'avvenire di un'illusione, in Il disagio della civiltà e altri saggi, Torino, Bollati Boringhieri, 2008, p. 146.
3 Cfr. G. FORNERO e S. TASSINARI, Le filosofie del Novecento, Milano, Mondadori, 2002, p. 552
4 Cfr. W. REICH, Psicologia di massa e analisi del fascismo, Torino, Einaudi, 2009 p. 11.
5 Cfr, G. DELEUZE e F. GUATTARI, L'Anti-edipo, Torino, Einaudi, 2002, p. 33
6 Cfr. K. MARX e F. ENGELS, L'ideologia tedesca, Roma, Editori Riuniti, 1967, p. 44: “La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale, dispone con ciò, in pari tempo dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale. Le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio”.
7 W. REICH, Psicologia di massa del fascismo, Torino, Einaudi, 2009, p. 19
8 Cfr. G. DELEUZE, Cinque proposizioni sulla psicoanalisi, in L'isola deserta e altri scritti, Torino, Einaudi, 2007, p. 351: “E' la stessa economia che è economia politica ed economia desiderante”.
9 G. DELEUZE e F. GUATTARI, L'Anti-Edipo, Torino, Einaudi, 2002, p. 116.

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