La
libido, il flusso intensivo originario, produttivo e desiderante, può
essere organizzato secondo due modalità: “molare o molecolare.
L'ordine molare corrisponde alle stratificazioni che delimitano gli
oggetti, i soggetti, le rappresentazioni e i loro sistemi di
riferimento. L'ordine molecolare, al contrario, riguarda i flussi, i
divenire, le transizioni di fase, le intensità”[1].
In altre parole la macchina molare spezza in segmenti il flusso
molecolare [2],
ripiega la produzione della macchina desiderante sul piano del
rappresentativo immaginario e delle strutture. Assoggettamento e
burocratizzazione sono alcuni dei prodotti di questa macchina che
misconosce e reprime il desiderio, ma la molarità è ovunque ci sia
una gregarietà totalitaria, ovunque grandi macchine tecnologiche o
istituzionali operino un'unificazione delle forze molecolari. Le più
grandi unità prodotte da queste macchine molari sono quella
biologica della species
e quella strutturale del socius
che formano l'unità dell'organismo sociale vivente.
L'opposizione
tra molecolare e molare è la stessa che c'è tra schizofrenia e
paranoia, queste ultime sono prima di tutte determinazioni sociali e
politiche, la loro accezione strettamente psichiatrica ne è solo una
derivata. In termini generali la linea molare paranoica e fascista va
verso i fenomeni di folla, dei grandi insiemi, fa della macrofisica.
Al contrario la linea molecolare schizofrenica e rivoluzionaria si
addentra nelle singolarità, nelle molecole che non obbediscono più
alle leggi statistiche, fa della microfisica. Il primo è un
investimento di gruppo
assoggettato che
reprime e rimuove il desiderio dei soggetti; il secondo è un
investimento di gruppo
soggetto
che mantiene il desiderio come fenomeno molecolare, come flusso, in
opposizione agli insiemi e alle identità individuali. Naturalmente i
gruppi assoggettati comprendono anche i dominanti e i padroni che ci
sono al loro interno, “la gerarchia, l'organizzazione verticale o
piramidale che li caratterizza è fatta per scongiurare ogni
possibile iscrizione di non-senso, di morte o di esplosione; per
impedire lo sviluppo di rotture creatrici, per assicurare i
meccanismi di autoconservazione fondati sull'esclusione degli altri
gruppi, il loro centralismo opera per strutturazione, totalizzazione,
unificazione”[3].
I gruppi soggetto sono rivoluzionari perché rispetto a questo
sistema tracciano delle linee
di fuga attive
e positive, restituiscono il potere di trasformare il reale alle
macchine desideranti e permettono la formazione di un campo sociale
di vero desiderio. La schizofrenia diventa una malattia solo nel
momento in cui viene arrestata e viene repressa la macchina
desiderante, altrimenti è la produzione desiderante stessa ad essere
schizofrenica, proprio in quanto traccia queste linee di fuga. Il
socius, in quanto macchina e sistema molare, codifica i flussi del
desiderio, li regola e canalizza, li registra e iscrive in vari modi;
di contro “lo schizo
dispone
di modi di orientazione che gli son propri, perché dispone
innanzitutto d'un codice di registrazione particolare che non
coincide col codice sociale o non coincide con esso se non per farne
la parodia. Il codice delirante, o desiderante, presenta una
straordinaria fluidità. Si direbbe che lo schizofrenico passi da un
codice all'altro, che confonda tutti i codici”[4].
Nel corso della storia dell'uomo
si sono susseguite diverse macchine sociali molari, diverse strategie
di potere e tecnologie di dominio. Le macchine sociali
precapitalistiche, creando e applicando un socius, vincono la paura e
l'angoscia dei flussi del desiderio codificandoli. La società
primitiva iscrive il desiderio sul corpo della terra: la macchina
territoriale primitiva codifica i flussi contrassegnando i corpi come
appartenenti alla terra, ogni individuo ha il corpo marcato e
ricondotto in ogni sua funzione alla collettività. La società
barbarica invece iscrive il desiderio in modo paranoico sul corpo del
despota: la macchina dispotica deterritorializza il desiderio dal
codice territoriale solo per surcodificarne immediatamente i flussi
nel grande significante incarnato dal despota, dallo stato, dalla
legge e dall'interdetto.
La
società capitalistica iscrive il desiderio sul corpo del
capitale-denaro: i flussi vengono prima decodificati,
deterritorializzati, e subito assiomatizzati. A differenza della
surcodificazione dispotica, nello stato regolatore capitalistico
l'iscrizione e la repressione non si applicano più sui corpi e sulle
persone, perché al contrario le precedono. La persona individuale ha
“un ruolo d'applicazione, e non più d'implicazione in un codice”[5],
è privata e individualizzata nella misura in cui deriva dalle
quantità astratte, sono queste ultime ad essere marcate al suo
posto, così prima dell'individuo vengono il suo capitale o la sua
forza-lavoro, e solo tramite questi egli trova il suo posto
nell'apparato tecnico e di conseguenza nella società. I pezzi di
questa macchina sociale molare non sono più i corpi degli uomini,
divenuti appendici delle macchine tecniche, ma le macchine tecniche
stesse. La macchina capitalistica all'idea stessa di codice ha
sostituito un'assiomatica delle quantità astratte che necessita
piuttosto di una decodificazione e deterritorializzazione del socius.
Ma il capitalismo, lungi dal liberare realmente le macchine
desideranti instaura un assoggettamento senza precedenti, perché
“non c'è più neppure padrone; solo degli schiavi, ora, comandano
agli schiavi e non c'è più bisogno di caricare l'animale
dall'esterno, dato che si carica da sé. Non che l'uomo sia mai
schiavo della macchina tecnica; ma schiavo della macchina sociale sì
e il borghese ne dà l'esempio, il borghese che assorbe il plusvalore
a fini che, nel loro insieme, non han nulla a che vedere col suo
godimento: più schiavo dell'ultimo degli schiavi, primo servo della
macchina affamata, bestia da riproduzione del capitale,
interiorizzazione del debito infinito. Anch'io sono schiavo, ecco le
parole del nuovo padrone”[6].
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1
F. GUATTARI, Piano per il pianeta. Capitale mondiale integrato e
globalizzato, Verona, Ombre corte, 1997
2
Cfr. M. GUARESCHI, Deleuze e Guattari: cartografi di contrade a
venire, in G. Deleuze e F. Guattari, Mille piani, Roma,
Castelvecchi, 2003, p. 20: “Ogni aggregato sociale si compone di
segmenti e flussi, di flussi che sfuggono e di segmenti, organizzati
lungo linee molari, che li bloccano. Il livello molare (stato, ceto,
nazione o classe per esempio) opera per linee di codificazione
binaria che rallentano e irrigidiscono i flussi e i vortici
molecolari stratificandoli in strutture segmentarie. I flussi a loro
volta investono con il loro procedere molecolare le sedimentazioni e
cristallizzazioni molari, provocando oscillazioni, slittamenti,
fratture e riconfigurazioni. I due livelli, ovviamente, sono
inestricabilmente connessi: un flusso passa sempre fra due segmenti,
i segmenti, da parte loro, per cristallizzare necessitano
dell'apporto energetico dei flussi”.
3
G. DELEUZE, Tre problemi di gruppo,
in L'isola deserta e altri scritti, Testi e
interviste 1953-1974,
Torino, Einaudi, 2007, p. 250.
4
G. DELEUZE e F. GUATTARI, L'Anti-Edipo, Torino, Einaudi,
2002, p. 17.
5
Ivi, p. 286.
6
Ivi, p. 289
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