lunedì 17 dicembre 2012

Deleuze, Spinoza. 3 (Idee)




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Linee, superfici, corpi
Tratterò dunque della natura e delle forze degli Affetti e del potere della Mente su di essi, con lo stesso Metodo con cui nelle parti precedenti ho trattato di Dio e della Mente, e considererò le azioni e i desideri umani come se si trattasse di linee, di superfici, di corpi” (Parte terza, Prefazione, qui a p. 58)

Una mappa e una via
Spinoza rivendica per sé il primato di una analisi puramente naturalistica del comportamento umano (anche se prima di lui Descartes e Hobbes hanno aperto la strada). Quindi l'etica è uno studio delle leggi in base alle quali le passioni muovono l'uomo. Ma non è solo questo. L'etica è un percorso, una via che conduce, senza alcuna enfasi, senza alcun mistero o posa iniziatica, alla scoperta delle possibilità che ha l'uomo di essere libero, a patto però di essere disposti ad un enorme sforzo, una complessiva critica e ridefinizione di ogni concetto. Bisogna imparare a parlare un nuovo vocabolario. Per esempio: libertà. Non è più una assoluta assenza di determinazione, ogni cosa finita deve avere una causa. Libertà significherà d'ora in poi: non essere determinato da una causa esterna, estranea.

Tela
Ogni filosofo vuol trovare un senso – ossia un'unità – del mondo; ma gli oggetti che deve considerare sono infiniti, e i nessi concettuali che deve stabilire tra di essi sono, se possibile, ancora più infiniti. Il vigore di un filosofo è misurato dall'ampiezza di questa rete, che egli getta sulle cose, tentando di afferrarle e di stringerle. Ma ciò che conta ugualmente, è la quantità del tessuto di questa rete. La bava del ragno dev'essere rilucente e uniforme, e tenue abbastanza da ingannare la preda. È la forza dello sguardo, che stabilisce questa unità, lucida e avvolgente. Per profondità di un filosofo, si intende appunto ciò, e, dopo i greci, nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza.” (Giorgio Colli)

Affetto e idea
Un corpo è affetto in molti modi, incessantemente. Di conseguenza lo è anche la mente. “La Mente umana è atta a percepire moltissime cose, e tanto più è atta quanto più il suo Corpo può essere disposto in moltissimi modi” (Prop. XIV, parte seconda, Etica, qui a p. 38). L'affectus non è un modo del pensiero rappresentativo: gioia, tristezza, paura, amore non rappresentano niente. Bensì sono aumenti o diminuzioni di potenza. L'idea invece è un modo rappresentativo del pensiero. Che rapporto c'è tra idee e affetti? Deleuze dedica tutta la prima lezione introduttiva a chiarificare il rapporto tra affectus, affectio, idee adeguate, idee inadeguate. Innanzitutto “l'idea e l'affetto, pur essendo modi del pensiero, differiscono per natura e sono irriducibili l'uno all'altro. E' il loro rapporto che implica che lì dove c'è un affetto, si debba necessariamente presupporre l'esistenza di un'idea, per quanto confusa essa sia” (lezione introduttiva).

Idee inadeguate
La mente è l'idea del corpo; essa sarà quindi composta da una molteplicità di idee di affezioni del corpo. La conoscenza non è che l'affermazione di idee nella mente (le idee si autoaffermano, perché la conoscenza non è l'operazione di un soggetto). Ma “le sole idee che abbiamo nelle condizioni naturali della nostra percezione sono le idee che rappresentano ciò che capita al nostro corpo, l'effetto di un altro corpo sul nostro, vale a dire una mescolanza dei due corpi: tali idee sono necessariamente inadeguate” (Deleuze, lezione introduttiva). Queste idee sono tracce, segni, effetti: “non esprimono l'essenza del corpo esterno, ma indicano la presenza di tale corpo e il suo effetto su di noi”. Il loro ordine sarà fortuito, così come si forma la memoria, contingente e dettato dall'abitudine: le nozioni che formerò con idee inadeguate saranno delle finzioni, esprimeranno soltanto la mia storia, il rapporto caratteristico del mio corpo, anche se all'apparenza potranno essere anche idee di specie, universali (l'ìdea che mi formo di 'cane', di 'pianta', di 'bene', ecc...). (Prop. XVII e seguenti, seconda parte, qui a p. 39). Avere idee inadeguate significa essere passivi, essere ridotti nella propria potenza.

Idee adeguate
Cos'è invece un'idea adeguata? “L'idea adeguata non rappresenta con verità qualche cosa, non rappresenta l'ordine e la connessione delle cose se non in quanto sviluppa nell'attributo pensiero l'ordine autonomo della propria forma e le connessioni automatiche della propria materia.... L'idea inadeguata è come una conseguenza senza le proprie premesse” (Deleuze, Spinoza: Filosofia Pratica). Avere idee adeguate è accedere al livello della necessità, della concatenzione necessaria: la nostra potenza è attiva, può finalmente affermare questo ordine. Ricordiamo che le idee sono sempre connesse agli affetti (sentimenti, aumenti e diminuzioni di potenza). Le idee sono causa di affetti, dunque esisteranno cause adeguate e inadeguate. Un punto fondmaentale è che: “dato che l'idea adeguata si esplica attraverso la nostra potenza di comprendere, non abbiamo un'idea adeguata senza essere noi stessi causa adeguata dei sentimenti che ne seguiranno, e che, dunque, sono attivi (Def. 2, seconda parte, qui a p. 28). Al contrario , in quanto abbiamo delle idee inadeguate, siamo causa inadeguata dei nostri sentimenti, che sono delle passioni.”(SFP)

Diventare attivi
Diventare attivi, se ormai cominciamo a familiarizzare con il modo di sentire spinoziano, significa diventare liberi, non più 'agiti' dalle passioni, ma agenti, cause dei nostri affetti. Le passioni, di cui nella terza parte Spinoza traccia una topografia, districandosi tra le illimitate sfumature date dalla composizione tra i due affetti fondamentali, gioia e tristezza, esistono fintanto che un uomo esiste. L'uomo, la sua essenza singolare o potenza, esiste nella durata, cioè nell'estensione delle infinite parti in cui si effettua il suo rapporto caratteristico: sarà perciò sempre passivo (Prop. II, parte quarta: “In quanto siamo una parte della Natura che non può essere concepita per sé senza le altre, noi siamo passivi”). Spinoza però scrive l'Etica perché convinto che, almeno in parte, l'uomo possa arrivare ad avere idee adeguate, possa diventare attivo, libero, causa dei propri affetti, riducendo la casualità e l'arbitrio delle passioni. (Nella quinta parte si parla di questo, della conoscenza assolutamente adeguata). Bisogna però approfondire il tema degli affetti in rapporto alla potenza, e in seguito in rapporto al desiderio, al bene e al male.

continua

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