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Linee,
superfici, corpi
“Tratterò
dunque della natura e delle forze degli Affetti e del potere della
Mente su di essi, con lo stesso Metodo con cui nelle parti precedenti
ho trattato di Dio e della Mente, e considererò le azioni e i
desideri umani come se si trattasse di linee, di superfici, di corpi”
(Parte terza, Prefazione, qui a p. 58)
Una
mappa e una via
Spinoza
rivendica per sé il primato di una analisi puramente naturalistica
del comportamento umano (anche se prima di lui Descartes e Hobbes
hanno aperto la strada). Quindi l'etica è uno studio delle leggi in
base alle quali le passioni muovono l'uomo. Ma non è solo questo.
L'etica è un percorso, una via che conduce, senza alcuna enfasi,
senza alcun mistero o posa iniziatica, alla scoperta delle
possibilità che ha l'uomo di essere libero, a patto però di essere
disposti ad un enorme sforzo, una complessiva critica e ridefinizione
di ogni concetto. Bisogna imparare a parlare un nuovo vocabolario.
Per esempio: libertà. Non è più una assoluta assenza di
determinazione, ogni cosa finita deve avere una causa. Libertà
significherà d'ora in poi: non essere determinato da una causa
esterna, estranea.
Tela
“Ogni
filosofo vuol
trovare un senso – ossia un'unità – del mondo; ma gli oggetti
che deve considerare sono infiniti, e i nessi concettuali che deve
stabilire tra di essi sono, se possibile, ancora più infiniti. Il
vigore di un filosofo è misurato dall'ampiezza di questa rete, che
egli getta sulle cose, tentando di afferrarle e di stringerle. Ma ciò
che conta ugualmente, è la quantità del tessuto di questa rete. La
bava del ragno dev'essere rilucente e uniforme, e tenue abbastanza da
ingannare la preda. È la forza dello sguardo, che stabilisce questa
unità, lucida e avvolgente. Per profondità di un filosofo, si
intende appunto ciò, e, dopo i greci, nessun filosofo è stato
profondo nella misura di Spinoza.” (Giorgio Colli)
Affetto
e idea
Un
corpo è affetto in molti modi, incessantemente. Di conseguenza lo è
anche la mente. “La Mente umana è atta a percepire moltissime
cose, e tanto più è atta quanto più il suo Corpo può essere
disposto in moltissimi modi” (Prop. XIV, parte seconda, Etica, qui a p. 38).
L'affectus non è un modo del pensiero rappresentativo:
gioia, tristezza, paura, amore non rappresentano niente. Bensì sono
aumenti o diminuzioni di potenza. L'idea invece è un modo
rappresentativo del pensiero. Che rapporto c'è tra idee e affetti?
Deleuze dedica tutta la prima lezione introduttiva a chiarificare il
rapporto tra affectus, affectio, idee adeguate, idee
inadeguate. Innanzitutto “l'idea e l'affetto, pur essendo modi del
pensiero, differiscono per natura e sono irriducibili l'uno
all'altro. E' il loro rapporto che implica che lì dove c'è un
affetto, si debba necessariamente presupporre l'esistenza di un'idea,
per quanto confusa essa sia” (lezione introduttiva).
Idee
inadeguate
La
mente è l'idea del corpo; essa sarà quindi composta da una
molteplicità di idee di affezioni del corpo. La conoscenza non è
che l'affermazione di idee nella mente (le idee si autoaffermano,
perché la conoscenza non è l'operazione di un soggetto). Ma “le
sole idee che abbiamo nelle condizioni naturali della nostra
percezione sono le idee che rappresentano ciò che capita al
nostro corpo, l'effetto di un altro corpo sul nostro, vale a dire una
mescolanza dei due corpi: tali idee sono necessariamente inadeguate”
(Deleuze, lezione introduttiva). Queste idee sono tracce, segni,
effetti: “non esprimono l'essenza del corpo esterno, ma
indicano la presenza di tale corpo e il suo effetto su di
noi”. Il loro ordine sarà fortuito, così come si forma la
memoria, contingente e dettato dall'abitudine: le nozioni che formerò
con idee inadeguate saranno delle finzioni, esprimeranno soltanto la
mia storia, il rapporto caratteristico del mio corpo, anche se
all'apparenza potranno essere anche idee di specie, universali
(l'ìdea che mi formo di 'cane', di 'pianta', di 'bene', ecc...).
(Prop. XVII e seguenti, seconda parte, qui a p. 39). Avere idee inadeguate
significa essere passivi, essere ridotti nella propria potenza.
Idee
adeguate
Cos'è
invece un'idea adeguata? “L'idea adeguata non rappresenta con
verità qualche cosa, non rappresenta l'ordine e la connessione delle
cose se non in quanto sviluppa nell'attributo pensiero l'ordine
autonomo della propria forma e le connessioni automatiche della
propria materia.... L'idea inadeguata è come una conseguenza senza
le proprie premesse” (Deleuze, Spinoza:
Filosofia Pratica).
Avere idee adeguate è accedere al livello della necessità, della
concatenzione necessaria: la nostra potenza è attiva, può
finalmente affermare questo ordine. Ricordiamo che le idee sono
sempre connesse agli affetti (sentimenti, aumenti e diminuzioni di
potenza). Le idee sono causa di affetti, dunque esisteranno cause
adeguate e inadeguate. Un punto fondmaentale è che: “dato che
l'idea adeguata si esplica attraverso la nostra potenza di
comprendere, non abbiamo un'idea adeguata senza essere noi stessi
causa adeguata dei sentimenti che ne seguiranno, e che, dunque, sono
attivi (Def. 2, seconda parte, qui a p. 28). Al contrario , in quanto abbiamo
delle idee inadeguate, siamo causa inadeguata dei nostri sentimenti,
che sono delle passioni.”(SFP)
Diventare
attivi
Diventare
attivi, se ormai cominciamo a familiarizzare con il modo di sentire
spinoziano, significa diventare liberi, non più 'agiti' dalle
passioni, ma agenti, cause dei nostri affetti. Le passioni, di cui
nella terza parte Spinoza traccia una topografia, districandosi tra
le illimitate sfumature date dalla composizione tra i due affetti
fondamentali, gioia e tristezza, esistono fintanto che un uomo
esiste. L'uomo, la sua essenza singolare o potenza, esiste nella
durata, cioè nell'estensione delle infinite parti in cui si effettua
il suo rapporto caratteristico: sarà perciò sempre passivo (Prop.
II, parte quarta: “In quanto siamo una parte della Natura che non
può essere concepita per sé senza le altre, noi siamo passivi”).
Spinoza però scrive l'Etica perché convinto che, almeno in parte,
l'uomo possa arrivare ad avere idee adeguate, possa diventare attivo,
libero, causa dei propri affetti, riducendo la casualità e
l'arbitrio delle passioni. (Nella quinta parte si parla di questo,
della conoscenza assolutamente adeguata). Bisogna però approfondire
il tema degli affetti in rapporto alla potenza, e in seguito in
rapporto al desiderio, al bene e al male.
continua
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