Chi,
quando?
Gilles Deleuze è un
filosofo (1925-1995). Baruch Spinoza è stato anche lui un filosofo,
ma è vissuto qualche secolo prima (1632-1677).
Spinoza maledetto
Nel
1656 Spinoza viene scomunicato dalla comunità ebraica di Amsterdam
di cui fa parte:
“Con
il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo
Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con
l'assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno
e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto
quando si alza; maledetto nell'uscire e maledetto nell'entrare. Possa
il Signore mai piú perdonarlo; possano l'ira e la collera del
Signore ardere, d'ora innanzi, quest'uomo, far pesare su di lui tutte
le maledizioni scritte nel Libro
della Legge,
e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per
la sua malvagità, da tutte le tribú d'Israele, opprimerlo con tutte
le maledizioni del cielo contenute nel Libro
della Legge [...].
Siete tutti ammoniti, che d'ora innanzi nessuno deve parlare con lui
a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve
prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno
avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [circa due metri], e nessuno
leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno”.
Per
evitare la scomunica avrebbe potuto pentirsi, ma preferì scrivere una Apologia per giustificarsi del
suo abbandono della Sinagoga.
Scrive Deleuze nel suo libro Spinoza:
Filosofia Pratica:
“Per
lui la vita divenne difficile ad Amsterdam. Forse in seguito al
tentato assassinio da parte di un fanatico, egli si reca a Leyda, per
proseguire i suoi studi filosofici, e si installa nella periferia a
Rijnsburg. Si racconta che Spinoza conservasse il suo mantello
strappato da un colpo di pugnale, per ricordarsi meglio che il
pensiero non era mai stato amato dagli uomini; se a volte capita che
un filosofo finisca sotto processo, è più raro che cominci con una
scomunica e un tentato omicidio.”
Deleuze
e Spinoza
Deleuze
scrive dei libri e tiene dei corsi su Spinoza. Spinoziani,
correggerebbe lui (“è Spinoza stesso che parla attraverso le mie
labbra”). Un corso del 1980 è stato trascritto e pubblicato (Cosa
può un corpo? Lezioni su Spinoza,
Ombre Corte, 2007; molti corsi di Deleuze sono disponibili qui):
sono dieci lezioni, ognuna delle quali vale da sola più di un corso
di quelli cui sono abituato io all'università. Si sente un pensatore
rigoroso, appassionato illustrare con una chiarezza fuori dal comune
ciò che un altro filosofo ha scritto, e in ogni istante farlo con
una intensità che testimonia di cosa sia 'pensare' per Deleuze: una
questione di vita o di morte, di libertà o di schiavitù, di potenza
o impotenza, spinozianamente.
E'
bene chiedersi 'perché dovrebbe interessarmi?' di qualsiasi
discorso. Il vero e proprio lavoro speculativo che Deleuze compie con
Spinoza (nei saggi e nelle lezioni) non smette mai di rispondere
esaurientemente a questa domanda. Qui voglio solo indicare qualche
punto. Premetto una volta per tutte che spendereste molto meglio
il vostro tempo leggendo direttamente Spinoza o Deleuze.
Lettera
di Nietzsche a Franz Overbeck (1881)
“Quasi
non conoscevo Spinoza: aver provato proprio ora
il desiderio di leggerlo è stata una “azione dettata
dall'istinto”. Non solo la sua tendenza complessiva è uguale alla
mia – quella cioè di fare della conoscenza l'affetto più possente
– ma in cinque punti capitali della sua dottrina io ritrovo me
stesso, questo pensatore anormalissimo e solitarissimo è quello che
mi è più vicino proprio in queste
cose: egli nega la libertà della volontà -; i fini-; l'ordinamento
morale del mondo -; l'altruismo -; il male -; sebbene, certamente,
anche le differenze siano enormi, queste tuttavia sono dovute più
alla diversità di epoca, cultura, scienza”.
Il
libro dell'Etica
Il
libro più importante di Spinoza si intitola Etica. E' diviso in
cinque parti, le prime due trattano di dio e della mente, le tre
rimanenti degli affetti (moti dell'animo), della schiavitù e della
libertà dell'uomo.
La
scelta stilistica purtroppo rende difficoltosa la lettura, almeno in
un primo momento. L'esposizione è strutturata per definizioni,
assiomi e proposizioni numerate, dimostrazioni e scolii (note alle
proposizioni). E' il cosiddetto 'metodo geometrico'.
Cosa non è l'Etica
L'Etica
non è la Morale. Non propone una valutazione dell'essere in base a
valori. “Dal punto di vista di una ontologia, una morale non è
possibile. Perché? Perché la morale implica che ci sia sempre
qualcosa di superiore all'Essere, ad esempio l'Uno o il Bene. (…)
In una morale è in questione la nostra essenza. Che cos'è
l''essenza'? “Realizzare l'essenza”, di questo si occupa la
morale. Va da sé che l'essenza non è allora pienamente realizzata.
Pur non facendolo in modo evidente, essa parla e dà ordini in nome
di quell'istanza superiore..” La morale definisce una essenza come
un valore da ricercare. Ad esempio: l'essenza dell'uomo è essere
animale razionale. “La morale è un sistema del giudizio, anzi un
diplice giudizio: è giudicare ed essere giudicati. A chi piace la
morale, piace anche giudicare.” (dalla seconda lezione)
Immanenza e Sostanza
Nell'ontologia
di Spinoza, non ci sono istanze superiori all'essere. Non c'è
qualcosa di più reale e qualcosa di meno reale. Non ci sono
apparenze contrapposte ad essenze. L'essere è un piano di immanenza.
Ogni cosa, ente, è un modo di essere, una modificazione della
sostanza.
La
sostanza, che Spinoza chiama anche Dio (ma che non ha più niente a
che vedere con qualsivoglia divinità), è questo infinito essere che
non ha niente fuori di sé che lo crei, nè in base al quale possa
essere compreso (il rapporto causale nell'estensione corrisponde
sempre a un rapporto esplicativo nel pensiero, questa è una cosa da
tenere sempre a mente).
Il
Pensiero e l'Estensione sono due attributi della sostanza, gli unici
che noi concepiamo, anche se essa essendo infinita ne ha di infiniti.
Un attributo è infinito, cioè non è limitato da un altro
attributo: un corpo non limita un pensiero e viceversa. I modi sono
invece delle modificazioni di un attributo, e sono finiti: un corpo è
un modo dell'estensione, e un corpo ne limita un altro. I modi si
possono chiamare anche affezioni della sostanza.
Quale
Dio?
La
stupefacente posizione panteista, a ben guardare, non è altro che
una logica conseguenza di una premessa monoteista. Dio è un essere
infinito, supremo e perfetto? Se è infinito non può creare qualcosa
fuori di sé. Se è perfetto non può avere un fine, un progetto da
realizzare, non gli manca nulla. Per non parlare poi di un Dio che si
arrabbia, che punisce, che fa miracoli infrangendo le leggi naturali
che egli stesso ha stabilito. Dunque, Dio non può essere che la
natura tutta, cioè la sostanza infinita. Non più una causa
'transitiva' (causa di qualcosa fuori di esso), ma causa di sé,
causa immanente.
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